domenica 20 settembre 2009

...sulla prevenzione: dati in Friuli Venezia Giulia


I programmi sono per pazienti dai 25 ai 69 anni
UDINE. Aumenta la cultura della salute tra le donne, ma una su tre è ancora poco sensibile ai controlli preventivi. Anche quando sono gratuiti. Nel panorama regionale, isontine e friulane sono più accorte delle triestine. A tre anni dall’avvio dello screening mammografico, campagna di prevenzione del tumore della mammella rivolta alle donne tra i 50 e i 69 anni, il progetto ha visto crescere di un terzo le adesioni. Consolidati anche i risultati dello per intercettare il tumore dell’utero, per le pazienti tra i 24 e i 64 anni.

In entrambi i casi, però, una percentuale che oscilla tra il 20 e il 30 per cento della popolazione “bersaglio”, sfugge ancora ai controlli.

TUMORI. Prima dello screening erano circa 1.105 le donne in Friuli Venezia Giulia che si ammalavano di cancro al seno (dato dal registro tumori del Fvg). Questo male, oggi sempre più curato con successo, è ancora molto diffuso per cui una diagnosi precoce diventa lo strumento migliore per aumentare le percentuali di guarigione. Per quel che riguarda il tumore della cervice, prima dell’avvio del programma di screening, l’incidenza era di circa 85-90 casi l’anno in regione e i decessi erano in media 18 l’anno. La campagna di prevenzione ha permesso di ridurre l’incidenza del carcinoma e di estendere l’uso del pap test, anche se la cultura di una prevenzione regolare non si è ancora radicata.

SCREENING MAMMOGRAFICO. Nel 2006, primo anno della campagna di prevenzione, più di 42 mila donne, tra i 50 e i 69 anni, hanno aderito al progetto su 84 mila circa contattate (il 50 per cento circa). Con il tempo è cresciuto il numero delle donne che ha aderito al progetto, anche se resta una fetta di soggetti, potenzialmente a rischio, difficile da intercettare. Nel 2008 sono state 68.898 le pazienti che si sono sottoposte alla mammografia gratuita, 26 mila in più rispetto ai due anni precedenti (su un numero di contattate superiore alle 85 mila). Si tratta del 44,7 per cento della popolazione interessata che ammonta a 154 mila donne. Delle donne a rischio che si sono sottoposte a mammografia lo scorso anno, il 33,7 per cento ha aderito alla campagna regionale mentre l’11 per cento ha provveduto in autonomia. Le più scrupolose sono le donne goriziane (il 49,8 per cento del campione ha fatto l’esame), seguite da pordenonesi (47,9 per cento) e friulane (sopra il 45 per cento la media di quelle che si sono rivolte alle tre aziende sanitarie della provincia di Udine). All’ultimo posto le triestine: solo il 37 per cento della popolazione-obiettivo ha risposto positivamente alla campagna di prevenzione.

LA DIAGNOSI. Lo screening mammografico si articola su più step. Se la mammografia – eseguita da radiologi che leggono almeno 5 mila esami l’anno – dà esito positivo, cioè vengono individuate lesioni sospette, seguono esami di approfondimento. Il primo livello avviene nelle unità mobili (una trentina in tutta la regione), mentre il secondo in strutture ospedaliere dove un’equipe multidisciplinare (radiologi, anatomo-patologi, chirurghi, radioterapisti, oncologi) segue il caso.

FONTE "Messaggero Veneto" lunedì 24 agosto 2009

3 commenti:

  1. anche mia nonna paterna ha avuto il tumore e per u attimo ho creduto di essere a rischio per l'ereditarietà poi per fortuna mi hanno detto che non sarebbe stato un problema per me.
    Noi in Friuli sia fortunati ad avere queste campagne di prevenzione non solo per il tumore al seno ma anche per colon e altri di prevalenza maschile. Ma è un programma a livello nazionale o lo facciamo solo noi?.. devo curiosare in rete :)
    concordo comunque sulla necessità di parlarne, molte donne per paura non fanno nulla e tacciono problemi di salute anche gravi, credo si che il passaparola e il parlarne molto sia uno dei modi più efficaci di prevenzione

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  2. dalle mie parti (provincia di Venezia) è stata fatta lo scorso anno una campagna di sensibilizzazione per invitare le donne in età a rischio, di sottoporsi gratuitamente a screening. Ho potuto toccare con mano, sia per esperienze personali che lavorative, di quanta disinformazione e scarsa cultura in merito attanaglia ancora il tessuto sociale. Paura vergogna ignoranza, non so cosa sia peggio. Il seno poi in ambito femminile rappresenta anche un fattore estetico non irrilevante e tendezialmente questo porta all'omertà verso i difetti (anche patologici). Una mia conoscente ha fatto sei mesi dallo psicologo per attenuare le crisi da post operazione, ovviamente con asportazione.. problema risolto solo con il chirurgo estetico. Il problema comunicativo-informativo anche come fattore educativo e culturale rimane comunque un fattore di primaria importanza per una corretta prevenzione

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  3. Grazie per avere commentato. Vi prego di tenermi aggiornata se avete ulteriori info a riguardo. Più condividiamo e più aiutiamo medici e ricerca e i malati stessi. Non ci si deve nascondere per la vergogna della deturpazione, le donne sono sempre belle!! Teniamoci aggiornate e sempre avanti!

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